Carinzia, Aug 2016
Tre giorni in moto. Solo paesaggi, profumi, colori e curve. Strada, tanta strada per appagare un desiderio sopito da tempo. A causa di mille buone ragioni sempre rimandato. Inizia domenica 14 agosto il giro che mi porterà a toccare tre stati in tre giorni (Italia, Slovenia ed Austria), salendo e scendendo per montagne tra le più belle del mondo, dove, tra un tornante e l’altro, si godono paesaggi mozzafiato.
Giorno 1: Vicenza – St. Oswald
Partenza da Vicenza non proprio presto… alle 11 di mattina.
Una decisione quasi dell’ultimo minuto. Preparate le borse in fretta, caricato il necessario, gonfiati gli pneumatici, ingrassato la catena e via. La Valsugana, l’Agordino, la Val Zoldana ed il Cadore. Un susseguirsi di curve e paesaggi conosciuti ma che non smettono mai di emozionare. Non appena si sale da valle, l’aria si raffresca e si fa più tersa, e si iniziano ad ammirare le dolomiti sullo sfondo di prati verdi e ben curati, il divertimento della guida si moltiplica. Il bello della moto sta nell’essere immersi nell’ambiente con tutti i sensi: si ammirano i paesaggi, si apprezzano i profumi dell’erba o del pane, si sentono tutte le variazioni del terreno.
Dopo aver attraversato il Cadore il panorama cambia leggermente non appena si entra in Carinzia ma sempre dominato dal verde smeraldo dei prati rigogliosi grazie ad una stagione certo non parca di acqua.
L’ultimo tratto Italiano, quello che da Tolmezzo porta alla frontiera slovena di Uccea è impegnativo ed un po’ fastidioso. Una stradina molto stretta, ma quello non sarebbe un problema, in mezzo ad un bosco fitto e piena di pietrisco ad ogni curva, obbliga a prestare la massima attenzione rendendo il viaggiare un po’ faticoso. Tutto cambia non appena varcato il confine. La strada si allarga e prati e montagne ricompaiono ad accompagnare il viaggio. Un torrente dall’acqua smeraldina costeggia la strada e mi accompagna per chilometri, fino a che non si inizia a salire verso Passo Bovec. Cinquanta tornanti, 25 in salita e 25 in discesa, costituiscono una ripida scalinata che in poco tempo porta in cima al valico. I tornanti in discesa sono lastricati in porfido, come le strade di una volta, e chiedono un po’ di attenzione. Una volta sceso in un attimo sono a Kranjsca Gora e poi a Villach in Austria. Sono ormai le 8 di sera ed il cielo imbrunisce. Il tempo peggiora ed inizia a piovere, a tratti intensamente. Gli ultimi 60 chilometri sono fondamentalmente buio e acqua. Ormai non si può più ammirare il paesaggio. Si tratta solo di arrivare alla destinazione intermedia per godersi un po’ di riposo. L’hotel è molto bello, ma alle 9:30 di sera le cucine sono chiuse. Per fortuna un po’ di dolci fatti in casa non si negano a nessuno e con qualche assaggino ed un cappuccino caldo anche la fame si placca.
A fine giornata sono 460 km. e 10:30 di viaggio con un paio di soste brevi. Non male come inizio.
Giorno 2: St. Oswald – Matrei
Il tempo non prometteva bene in base alle previsioni. La pioggia doveva iniziare a cadere da metà mattina e durare fino a sera lungo tutto il tragitto.
Per questo decido di partire abbastanza presto di accorciare il giro inizialmente pianificato di almeno un centinaio di chilometri. L’idea è di raggiungere Matrei non oltre la metà pomeriggio.
Quando mi sveglio le montagne sono avvolte nelle nuvole, il cielo è cupo e non fa presagire nulla di buono. Il tempo di una doccia e le nuvole si squarciano iniziando a lasciare il posto ad un bel blu intenso. Fatta un’ottima e abbondante colazione (anche per recuperare la mancata cena della sera precedente) parto con un’aria tersa e frizzante che rende il viaggio particolarmente piacevole. Curve, prati, ruscelli, curve, profumi, salite, curve, masi, discese in un alternarsi continuo di cambiamenti. Le strade sono sgombre, perfettamente asfaltate e mantenute, piacevolissime da guidare. I panorami sono meravigliosi e cambiano con una discreta frequenza, rendendoli sempre attraenti. E’ un viaggiare rilassante e mai noioso. Il sole perdura e mi porta a rinunciare al giro corto e proseguire secondo i piani originali. Solo verso le 14 iniziano a comparire nuvole nere ed a sentirsi alcuni tuoni. Sembra che da un momento all’altro debba diluviare, per cui decido di fermarmi per una rapida rifocillata e per indossare la tuta anti-pioggia. Nel tempo in cui mangio una fetta di torta il tempo cambia nuovamente ed i tuoni si allontanano, per cui decido di procedere rimandando la vestizione.
Completo la prima parte del giro ritornando praticamente a Villach da cui parte il trasferimento lungo la statale 100 verso Lienz e Matrei. Il cielo è sempre più scuro ed inizia ad essere chiaro che non riuscirò a raggiungere destinazione senza bagnarmi. Riesco comunque a proseguire per diversi chilometri, fin oltre Spittal prima che inizino le prime gocce. Verso Lienz è molto più nero, per cui si rende necessario indossare la tuta anti-pioggia, prima di bagnarsi in maniera consistente. Nel giro di una decina di minuti inizia a piovere in maniera insistente e la condizione continua fino praticamente a Lienz. Poi quasi all’improvviso smette ed altrettanto improvvisamente ricompare l’azzurro con la strada che di conseguenza si asciuga molto in fretta.
Arrivo a Matrei alle 17:30 dopo 450 chilometri. Ho quindi il tempo per rilassarmi un po’, cercare un posto dove mangiare qualche buon piatto tirolese e pianificare il giro del giorno seguente. La voglia di salire al Gosslockner è molta, ma il tempo non promette bene. Rimando la decisione alla mattina successiva, decidendo di svegliarmi presto e consultare le webcam per vedere le reali condizioni meteo (i vari siti infatti non si sono dimostrati in questi giorni molto attendibili).
Giorno 3: Matrei – Vicenza
Sveglia presto la mattina per controllare le condizioni meteo. Durante la notte è piovuto quasi incessantemente e le nuvole sono ancora basse e grigie. Le webcam sul Großglockner mostrano però cielo azzurro, per ci la scelta è fatta.
Fugace colazione, decisamente sotto gli standard del posto, ma in un Hotel da 50 euro a notte colazione inclusa non si può pretendere troppo, e via. Decido di “fare il giro per dietro (Mittersil -Zell am See e Fusch) per poter percorrere la Großglockner-Hochalpenstraße nella sua completezza, senza ripercorrere la medesima strada andata e ritorno. E’ una scelta felice. I pochi chilometri in più sono ripagati da una strada splendida, che si inerpica con curve larghe e piacevoli da percorrere. L’ora della mattina garantisce l’assenza di traffico. E’ un piacere che però si paga: 10 euro per il Felbertauern Tunnel – cinque chilometri di buio che collegano Matrei a Mittersil. Sono cinque chilometri che portano dal cielo grigio al cielo nero, tanto nero da mettere in dubbio la veridicità delle immagini registrate dalle webcam.
Non appena arrivato a Fusch ed iniziato a salire (altri 25 euro per accedere alla Hochalpenstraße) bastano un paio di tornanti per mettere la testa fuori dalle nuvole e ritrovare il cielo azzurro. Da lì in poi 45 chilometri di curve e panorami meravigliosi. Non superiori a quelli dei nostri passi dolomitici, se non per le condizioni dell’asfalto, ma decisamente affascinanti. Inutile negarlo: il ghiacciaio ha un fascino un po’ speciale.
Arrivato al Kaiser-Franz-Josefs-Höhe non resta che godersi il panorama, fare due passi e cercare le famose marmotte, che però decidono di non farsi vedere. Le moto presenti non sono molte (è ancora troppo presto) ma decisamente superiori alle auto. Interessante la statistica per marca: BMW batte resto del mondo 7 a 3.
La discesa è altrettanto bella della salita. La strada che porta a Lienz offre vegetazione diversa rispetto a quella che viene da Fusch e panorami nuovi. Il verde dei prati è sempre però quello austriaco: brillante e rilassante.
Passata Lienza rientro in Italia per Versciaco e San Candido. Non posso a questo punto non fare una breve deviazione a Sesto. Ci ho passato le mie vacanze invernali ed estive fino ai 12 anni. Ho imparato a camminare e sciare su quei prati. E’ un posto pieno di ricordi felici con persone che non ci sono più. C’è una piccola fontana sotto un Cristo in legno dove eravamo usi rinfrescarci prima o dopo le passeggiate. Ci raccontavamo che bevendo la sua acqua si sarebbe tornati. Io quando sono in zona passo sempre a berne un goccio!
Lasciato Sesto passo Dobbiaco e prendo la strada del rientro a Vicenza. Odio però le strade trafficate del Cadore per cui decido di divertirmi ancora un po’ salendo a Passo Giau ed a Passo Rolle, per poi scendere a Fiera di Primiero ed in Valsugana. Qui mi attende l’ultima pioggia. Sufficientemente intensa e prolungata da richiedere di indossare nuovamente la tuta protettiva.
A Vicenza arrivo quando sono ormai le 19:30 dopo circa 11 ore di viaggio. Un po’ stanco ma soddisfatto: tre giorni intensi, 1400 chilometri, la gomma posteriore finita, la schiena un po’ stanca, gli occhi pieni di bei panorami ed il ricordo di belle sensazioni in sella.
Da ripetere!!!